Tutti oggi parlano di sicurezza dei dati, per assurdo anche i telegiornali! Pochi sanno cosa fare per difenderli.
Addirittura di fronte ad un attacco informatico si compiange l’attaccato come un “poverino”.
Non abbiamo ancora capito che la domanda non è “se verremo attaccati”, ma “quando verremo attaccati”. Un imprenditore sa che, prima o poi, la sua azienda verrà attaccata, e non con un sistema generico, ma con un attacco mirato, volto a colpire lui e la sua impresa. Come sappiamo che i ladri tenteranno di entrare in casa nostra, e ci dotiamo di allarmi e videosorveglianza, così dobbiamo fare per i dati, ovvero il patrimonio della nostra azienda. Dobbiamo prevenire tutto il possibile, e rifare l’analisi di sicurezza periodicamente perché, come nello sport purtroppo, il doping è sempre avanti rispetto all’anti-doping.
E poi c’è la perdita d’immagine. Su questi temi dovremmo diventare un po’ più anglosassoni di mentalità, e non aspettare una legge come il GDPR che ci imponga di fare le cose.
Anche in merito al tema della sicurezza, il Cloud non è la soluzione: è uno strumento che può migliorare, come complicare, la situazione. Tutti questi progetti hanno declinazioni forzatamente custom, sulle quali bisogna lavorare insieme, cliente e fornitore.
Il futuro è la sicurezza come servizio: non pensiamo ai prodotti da comprare, ma a quale azienda affidare la sicurezza dei nostri dati. Professionalità ed umanità valgono più di clamore e dimensione.